Loy, Rosetta
Einaudi, 170 pgs.
2016
È una storia che comincia da lontano, privata e corale al tempo stesso. Comincia da una bambina cagionevole che nell’immaginazione ha la sua forza, dai sentimenti puliti dell’età in cui tutto è nuovo e si impara a misurare se stessi. C’è una famiglia benestante e protettiva, c’è l’Italia che scorre davanti agli occhi. Ci sono tre sorelle e un fratello, governanti e precettori, un disco che gira sul grammofono, i giochi, gli amori, i segreti. Ci sono le gite in montagna, estate dopo estate, e le scorribande sulle colline del Monferrato. Le ore passate a fingere di studiare il pianoforte con le avventure delle tigri di Mompracem al posto dello spartito, gonne di taffetà sul corpo che cambia, un tavolo da ping-pong che fa il suo ingresso in casa relegando le bambole in soffitta e scatenando pomeriggi di battaglie furibonde. E c’è quel ragazzo alto e squattrinato che legge Marx e la fa sentire bellissima, gli appuntamenti di nascosto, le bugie, l’emozione del corpo. È da qui che comincia la vita adulta.