Siamo legati anche a chi ci ha abbandonato, anche a chi non ne vuole sapere più di noi, ma un tempo ci ha cambiati. Con Lacci Domenico Starnone ci racconta una storia fatta di legami indissolubili, più forti dei ricordi, più forti della consapevolezza. Sandro e Anna sono molto piccoli quando il loro papà se ne va via di casa, lascia la madre per un’altra donna, va via da Napoli per approdare nella capitale e abbandonarsi ad una nuova vita. I due poco si ricordano di questo uomo che qualche anno prima era presente nelle loro vite, li amava e li consolava nel momento del bisogno. Poi all’improvviso qualcosa riaffiora, inconsapevolmente senza sapere da dove proviene, non è un ricordo, è un’emozione. E’ quel laccio delle scarpe che si sa girare in un certo modo per chiudere bene il nodo e che tanti anni prima quel padre disgraziato gli ha insegnato. Così quello che i due ragazzi avevano provato a nascondere a se stessi e alla madre, per non ferirla, già distrutta nell’animo dall’abbandono, ritorna: la voglia di vedere il padre, di sapere se è lui che gli ha insegnato certe cose e li ha fatti diventare in parte quello che sono. Il silenzio tra Sandro e Anna e il loro padre è durato anni, è stato peggio di uno schiaffo, ha massacrato il loro rapporto e li ha condotti verso l’oblio. A Napoli hanno amato la madre, insieme si sono aiutati in questo ricucire lento e doloroso del senso di abbandono, ma l’amore conosce strade impervie e imprevedibili e le percorre tutte. Lo scrittore di Denti e Via Gemito ci conduce nel cuore dei rapporti, li analizza, li scarnifica e poi li ricompone perché la vita va oltre i gesti, oltre a quello che essa stessa è riuscita ad offrirci. Lacci è un percorso che parte dalla fuga, passa per il fallimento e arriva al ritorno.