Camilleri, Andrea
Mondadori
169 pgs.
Due filosofi in lotta per
il Nobel, un partigiano tradito da un topolino, un ladro gentiluomo, un
magistrato tratto in inganno dal giallo che sta leggendo, un monsignore alle
prese col più impietoso dei lapsus, un bimbo che rischia di essere ucciso e un
altro capace di sconvolgere un'intera comunità con le sue idee eretiche... E
ancora: una ragazza che russa rumorosamente, un'altra alle prese con il tacco
spezzato della sua scarpa, una segretaria troppo zelante, una moglie
ricchissima e tante, tante donne che amano. 33 racconti di 3 pagine ciascuno:
333 e non 666, perché questo, come tutti sanno, è il numero della Bestia, e non
si discute sul fatto che mezzo diavolo sia meglio di uno intero. In ogni
racconto, il diavolo suggella la storia con il suo inequivocabile zampino: nel
bene o nel male, a noi lettori l'ardua sentenza. Perché questi racconti sono
percorsi da una meditazione accanita e sottile sul senso delle umane sorti, del
nostro affannarci per mentire o per apparire, della nostra idea di felicità; i
due apologhi filosofici che aprono e chiudono la raccolta non sono che il
disvelamento di una trama che sottende tutta la narrazione. Un dettaglio
luciferino può cambiare segno a una vita intera, ma proprio per questo quella
vita - sembra dirci sorridendo Camilleri - vale sempre la pena di viverla senza
risparmio.