Tunström, Göran
"Det sanna livet"
Iperborea, 264 pgs.
“Da tempo ormai avevo smesso di credere che la vita avesse un senso. Era solo questione di resistere. Nel matrimonio, nel lavoro, nel monotono scorrere di giorni senza gioia. E poi un giorno... La vita s’insinuò dentro di me, aprii gli occhi, osai incontrare il mondo.” Così accade a Sigfrid Blom, correttore di bozze senza ambizioni, che un equivoco spinge ad aprirsi a incontri e avvenimenti, a inseguire un nome, una persona, una storia, fino ad arrivare a quel se stesso che ignorava di avere dentro. E’ il caso che guida il corso dell’esistenza, o ciò che chiamiamo caso è una porta che ci viene aperta per lasciarci intravedere, almeno per un attimo, quella vita vera verso cui vorrebbe condurci il destino? Partendo da fatti e persone reali Tunström compie, con l’emozione della sua invenzione, quel “piccolo passo verso l’interno” che sposta l’inclinazione del mondo: il tempo si dilata, i sogni diventano visibili, i prodigi possibili, la musica lascia nell’aria colonne di fumo che modificano l’anima, si illumina la spaventosa profondità e la disarmante fragilità della so-stanza umana, cui la sua scrittura porta una carezza.