Larsson, Björn
"Från vredens kap till jordens ände"
Iperborea, 233 pgs.
Quanto il mare, con le sue tempeste e le sue bonacce, la sfida di avventurose navigazioni in acque burrascose, la vita di bordo con la sua disciplina e le sue leggi, i porti, con il loro richiamo a mondi lontani, siano fondamentali per Björn Larsson, i lettori l’hanno imparato dai suoi romanzi, ma in questo libro è direttamente lui a dircelo, rinunciando alla finzione letteraria per esprimere le sue “riflessioni sulla vita come la si vede dal pozzetto e dal ponte di una barca a vela”. Una sorta di diario di bordo interiore tenuto negli anni passati senza fissa dimora con la barca come unica casa, navigando nell’Atlantico e nel Mare del Nord, tra Scozia, Irlanda, Galles, Bretagna, Galizia ed Ebridi, lasciando che i pensieri seguano l’umore del vento e il ritmo delle onde, mossi da epiche traversate, dagli ancoraggi di porto in porto, da incontri e da solitudini, da paesaggi e letture, cercando di capire perché è così forte su molti l’attrazione del mare da preferirne i rischi e i disagi alla comoda sicurezza della terraferma e quale segreta armonia c’è tra il suo costante moto e le più profonde aspirazioni umane. Il bisogno di libertà, per esempio, dal superfluo e dai condizionamenti, dalle convenzioni e dal cartellino da timbrare, che è l’immediata conquista del navigare, il tornare nomadi e vagabondi, legati al presente e all’essenziale, ritrovando nella lentezza della vela il ritmo del camminare, l’apertura agli altri, le chiacchierate sotto le stelle, la felicità di superare i propri limiti senza altri testimoni che gli elementi. Un libro scritto con la semplicità levigata dalle lunghe meditazioni solitarie, pensieri che penetrano a poco a poco dentro con il loro stimolo a salpare, a seguire il sogno con umile realismo, imparando a procedere a navigazione stimata, accettando di vivere, come sul mare, nell’incertezza, lasciando che l’inspiegabile resti inspiegato, sapendo che il compromesso e la via di mezzo non sono un ripiego, ma l’unica risposta onesta alla complessità dei problemi umani, scoprendo che “avolte il mare sembra un sogno, tanto si è vicini alla realtà".