Cipolla, Carlo M.
Mondadori, 198 pgs.
Con grande spirito indagatore, il saggio dell'economista Carlo M. Cipolla ripercorre le tappe più significative della storia economica italiana. Già nel Duecento, grazie all'intraprendenza di centri come Milano, Verona, Venezia, Genova, Pisa, Firenze e Siena, detentori di una capacità imprenditoriale senza eguali, è possibile scorgere una primitiva politica monetaria, consolidata poi in organizzazioni commerciali e finanziarie che raggiungono il loro apogeo nel Quattrocento. Questa stagione fertile si chiude però nel Cinquecento, quando da Oltralpe calano gli invasori stranieri e le guerre causano orribili ferite nel tessuto sociale della penisola. Il Seicento riconduce la realtà del paese a condizioni di «periferia» sottosviluppata, concludendo così un ciclo plurisecolare di sviluppo-prosperità-declino; anche Settecento e Ottocento sono secoli difficili, che portano all'unificazione politica ma non a quella economica. E nel Novecento, infine, quando pure si afferma l'industria, si assiste al contrasto stridente, ancor oggi irrisolto, tra l'iniziativa privata al Nord e l'assistenzialismo al Sud, mentre il problema più grande rimane quello del debito pubblico. Come abbatterlo è tema di cronaca quotidiana.